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Immagine del redattoreProspettive Nascoste

Il carrozzone dei gitani

Aggiornamento: 27 gen 2021

Un pomeriggio d’inverno di quelli che hanno un bel sole che scalda un po’ fuori ma soprattutto dentro, in questo momento che non ci permette di muoverci ed esplorare. Cogliamo l’occasione per essere ospiti in un casolare vicino. Certo l’umore non è dei migliori però tutto serve per passare qualche ora chiacchierando e in questa occasione coccolati da un pregiato tè dal profumo di altri tempi, condito da tanti sorrisi. La nostra ospite si inoltra in racconti che sembrano surreali. Ad un certo punto del pomeriggio ci porta nella parte esterna della casa, quella che rimane nascosta ai visitatori quando si arriva. Ci mostra il suo tesoro.

In mezzo ad un campo verde libero da alberi sta fermo li quasi a meditare un carrozzone, di quelli del circo di una volta. Il tempo sembra essersi fermato per lui. Da un momento all’altro ci aspettiamo l’aprirsi della porta posteriore per veder scendere una fanciulla con i suoi abiti di scena pronta a esibirsi. La nostra amica interrompe per un solo momento il nostro sogno e inizia a raccontarci un’altra storia che sembra una favola ma che in realtà parla di vita vissuta da una sua zia da tempo deceduta che insieme al marito e al resto della compagnia viaggiava intorno alla metà del 1900 in lungo e largo per l’Italia, quando l’attività circense era in pieno vigore. Tra una storia e l’altra eravamo ormai proiettati indietro nel tempo e la nostra curiosità di avvicinarci ed entrare dentro man mano aumentava. Presi dall’entusiasmo abbiamo chiesto il permesso di poterlo fare. Prima però, per qualche secondo ci siamo bloccati. Entrando magari le nostre aspettative sarebbero state deluse. Magari quel carrozzone stava li in mezzo solo per bellezza o per ricordo e dato che erano passati ormai tanti anni probabilmente poteva essere completamente vuoto, chissà. Pochi secondi un po’ di coraggio e lentamente, con un rispetto che si potrebbe definire religioso abbiamo percorso i pochi gradini per arrivare alla porta. L’interno si è presentato a noi povero e spoglio ma con un intenso sapore di amore e passione che portava lo svolgimento di tale attività. Si sa che i circensi non erano personaggi particolarmente facoltosi.

Una vita di fatiche e spostamenti. Una vita nomade che preclude la possibilità di avere affetti stabili e troppi beni, perché impossibili da portare in giro. Ecco proprio questo abbiamo assaporato, insieme al profumo della libertà. Libertà di girare per i paesi più o meno grandi, incontrare persone con le loro storie, disgrazie e passioni. Chissà quante risate si saranno consumate in quel carrozzone, quanti momenti duri da affrontare quando il pubblico sarà stato meno del previsto e magari l’inverno era alle porte. Una vita intera passata pellegrinando di piazza in piazza, con la sola passione e voglia di donare un po’ di divertimento e spensieratezza ad un paese messo in ginocchio dalla guerra. Tornando con lo sguardo sugli interni tutto riporta a quanto sopra scritto, dalla stufa a legna in ghisa al copriletto fatto all’uncinetto. In un angolo una poltrona messa davanti ad una piccola scrivania con sopra bottigliette vuote con su scritto tante poesie. Poi l’immancabile angolo del tè, che a quanto pare essere un rituale per questa famiglia, tramandato di generazione in generazione. Saremmo voluti restare li dentro per altri 1000 giorni, ad ascoltare storie di funamboli e giocolieri, feste e fisarmoniche, fuochi di artificio e urla felici di bambini che vedevano in quei colori la vita e l’amore che per essa c’è…


Per visualizzare l'intero album clicca qui: Il carrozzone dei gitani

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