La scorsa estate, durante una giornata caldissima ho deciso di andare a prendere un po’ di fresco in montagna e come sempre accade, non sarei potuto salire in macchina senza la mia amata Canon. Non so perché ma ho sempre immaginato il paesaggio montuoso ricco di romantiche strutture abbandonate quindi ogni volta che vado cerco di aguzzare la vista meglio che posso nella speranza di tornare con un bel bottino fotografico. Stavolta però andavo sul sicuro; dai miei amici mi sono fatto portare fino all’altura dove spadroneggia imponente il rudere di Villa Chigi di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo e così dopo aver scattato le foto abbiamo deciso di farci una bella passeggiata nei boschi e la sorpresa stavolta era proprio nella vallata sotto di noi: tra la radura ho intravisto una grande struttura bianca con le finestre in legno.
Ci ho messo un po’ a capire che fosse abbandonata perché dall’alto non si vedeva bene lo stato di degrado in cui versa ma mentre scendevo a valle i miei sospetti si facevano sempre più nitidi e con estremo dispiacere ho potuto constatare di persona la barbarie che negli anni è stata inflitta a quel posto così magico. Un ostello di quattro piani depredato, sventrato e usurpato da cima a fondo, dagli ambienti della cucina alle camere da letto passando per le docce e i corridoi. Entro dalla porta sul retro e dalle scale scendo al piano terra che ospita una grande sala purtroppo ridotta in una vera e propria discarica e subito accanto il vano cucine e la zona self service che ha subìto lo stesso trattamento, tanto che scatto solo l’indispensabile e poi mi avvio verso le camere sperando di trovare invano qualcosa di meglio ma sembra ci siano passati i vandali: armadietti distrutti, letti ammassati, vetri rotti e per terra di tutto; sembrava di camminare nelle case dei programmi televisivi tipo "Vite sommerse" o cose del genere. Sono talmente furioso che me ne vado via con una decina di scatti al massimo, strappando però la promessa ai miei amici di prospettive di tornarci quanto prima, per cercar di fare un reportage decente con la speranza che almeno loro vedano il bello dove io, offuscato dalla rabbia non sono riuscito a vederlo. Passa l’estate ed anche l’autunno e l’albergo viene sempre messo in coda per le nostre uscite fino a quando, ad inverno inoltrato saliamo nella montagna innevata per quella che sarà la nostra punultima ultima uscita prima del lockdown. Pranzo al sacco e macchina fotografica al collo e con tanto di tute da sci lasciamo i nostri rispettivi partners a godere della mattinata innevata nella pace della montagna ed entriamo dal vano cucine.
La situazione se è possibile la trovo di gran lunga peggiorata rispetto a qualche mese prima, nonostante tutto giriamo in lungo ed in largo per fotografare un luogo che visto da fuori sembra davvero magico. Purtroppo alcune località di montagna non avendo le strutture adeguate si stanno sempre di più svuotando e non c'era molta gente a cui chiedere qualche notizia storica e nemmeno su internet si trova nulla, l’unica cosa che può darci un riferimento quasi certo è un calendario fermo al mese di febbraio 2013 ma l’incongruenza con un accenno di addobbi natalizi ci ha fatto pensare che magari nel dicembre del 2012 i gestori abbiano fatto una grande festa di capodanno per poi chiudere la serranda di li a poco, lasciando ai maleducati e agli avvoltoi la possibilità di appropriarsi quanto di bello c’era in quell’albergo dormiente e cosa di cui me ne capacito ancora meno, di distruggere una struttura che stava lì beata, a farsi gli affari suoi e che se qualcuno volesse rilanciarla, dovrebbe buttare giù tutto e ricostruirla da zero, cosa che probabilmente non avverrà mai.
per guardare la gallery completa: https://prospettivenascoste.wixsite.com/lostello-nel-bosco
Stefano T.
Che desolazione, che tristezza ..quando guardo i posti che fotografate mi viene subito in mente come potrebbero diventare con un po' di manodopera , di fantasia, di lungimiranza, riportare a nuovo oggetti consumati dal tempo o distrutti dalla stupidità. l'incapacità di comprendere come si possano abbandonare a se stessi luoghi che un tempo hanno avuto un valore grande . Simbolo di un'assenza totale di rispetto di se stessi , di chi ci ha preceduto e di chi ci succederà. Sono il simbolo di una resa, di un lutto, di una tragedia, di un conflitto, di un fallimento, della morte dell'anima.