Quando si parla di Fuerteventura è inevitabile pensare all’oceano, alle palme, al divertimento ed al windsurf ma prenotando la vacanza io ovviamente mi vedevo alla ricerca di qualche rudere locale ed infatti la premessa che ho fatto ai miei compagni di viaggio è stata che li avrei seguiti in tutto e per tutto purché, se avessi trovato una casa abbandonata, avrebbero dovuto concedermi un’oretta di tempo per fare qualche scatto. Il bello di questa magnifica isola è la grande varietà di paesaggio: dal faro sulla scogliera alle dune del deserto, dal paese dei pescatori dove la specialità è il pescado del día al ristorante nell’arida zona montuosa dove puoi gustare il cabrito in tutte le versioni. E poi i mulini a vento, le strade deserte che tagliano paesaggi mozzafiato a picco sul mare, gli scoiattoli che non hanno paura dell’uomo e un’infinità di ammassi di rocce che un tempo erano case berbere. Una mattina mentre stavamo sulla strada per Antigua e Betancuria, ecco che appare il rudere di una grande casa immersa nei cactus, il cui colore rossastro era in perfetta sintonia col territorio che lo circondava. Fermiamo la macchina e mentre i miei compagni restano in chiacchiera io sgattaiolo via tra le rocce con la mia Canon in spalla ed in men che non si dica sono dentro.
La casa è messa veramente male, priva di ogni oggetto di arredamento e con tetto e muri crollati però mi piaceva l’idea di fotografarla lo stesso, per fare un reportage su un tipo di costruzione diversa dalle nostre. Più simile alle vecchie abitazioni di un secolo fa, delle nonne delle nostre nonne forse, con gli scaffali a muro e tutte su un livello. Case Semplici, come era la vita che si viveva nel nostro paese a quell’epoca o come la vita che si vive in quei posti ancora oggi, in questo malandato 2020. Mentre stavo finendo il giro mi ritrovo in quello che un tempo era un giardino interno e subito sono tornato con la memoria al mio viaggio del 2013, quando andai a portare aiuti umanitari al popolo Saharawi a cui sono fortemente legato. La contaminazione ha ragione di esistere, d’altronde al di là del mare c’è il Marocco ed il popolo Saharawi, che dal '75 ha a che fare con in suoi territori occupati dal Marocco e con il suo esodo di massa nel deserto algerino.
Il tour è terminato e torno dai miei amici soddisfatto con un po’ di materiale fotografico e col doppio ricordo vissuto in quell’oretta scarsa delle case del mio popolo del cuore e dei ricordi che mi raccontava mia nonna del suo tempo e della sua povera abitazione.
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Stefano T.
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